Ascensore-prigione, l’incubo di Mr. White

Manager americano chiuso per 41 ore nella cabina bloccata. Tutto sotto l’occhio di una telecamera

NEW YORK – La storia risale all’ottobre del 1999 e a farla tornare d’attualità ci ha pensato Nick Paumgarten, firmando sul New Yorker un lungo articolo dedicato agli gli ascensori, alle loro leggende, alle fobie connesse al loro utilizzo, soprattutto in una città tutta in verticale come New York, che deve il suo sviluppo e la sua skyline proprio alla nascita degli elevator, senza i quali la realizzazione dei grattacieli sarebbe stata del tutto impensabile.

FUMARE FA MALE – La vicenda finita sotto i riflettori è quella di Nicholas White, un 39enne production manager di Business Week che in un (per lui) drammatico venerdì visse la triste esperienza di una prigionia in ascensore durata la bellezza di 41 ore. L’uomo aveva lasciato momentaneamente il suo ufficio, dove si era attardato per seguire la lavorazione di un’edizione speciale del periodico (e anche per seguire una partita di baseball tra i Braves e i Mets), per scendere nella lobby del palazzo ad acquistare delle sigarette. E quando era entrato nell’ascensore numero 30 e aveva pigiato il pulsante per tornare al proprio ufficio, al 47esimo piano del McGraw-Hill Building, un edificio annesso al Rockfeller Center, non sapeva certo che quello sarebbe stato per lui l’inizio di un incubo.

OTTO GIORNI IN CABINA – Quella di White non è la sola storia conosciuta di persone rimaste intrappolate in ascensore per un intero weekend. Le cronache ne riportano parecchie. Anche in Italia negli anni passati si verificò un episodio che conquistò la ribalta dei media, anche perché in quel caso i prigionieri furono due e a loro toccò di restare bloccati nella cabina per ben otto giorni consecutivi. La disavventura è quella capitata a Michele e Maria Arietti, due coniugi torinesi, che fecero la non augurabile esperienza nel luglio del 2001. E per gli amanti della cabala è curioso ricordare che anche in quel caso iniziò tutto un venerdì, e per di più un venerdì 13, accoppiata di giorno e data che fa impallidire gli americani, tanto da essere una delle predilette nella filmografia horror.

DIVERTIMENTO E PAURA – E sempre a proposito di ascensori e di numero 13 può essere un’ulteriore suggestione segnalare che una delle principali attrazioni dei parchi Dysneland nel mondo, che da poche settimane fa bella mostra di sè anche all’Eurodisney di Parigi, è la cosiddetta «Tower of terror», dove la particolarità è proprio l’ascensore che ad un certo punto impazzisce e precipita nel vuoto dal… 13esimo piano, trascinando i suoi occupanti in una discesa mozzafiato che sfida la forza di gravità. Proprio il timore di precipitare nel vuoto e di finire sfracellato al suolo ha occupato a più riprese la mente del povero Nicholas White durante le sue 41 ore di prigionia.

INGANNANDO IL TEMPO – Per evitare di dare completamente di matto, l’uomo ha occupato il tempo – oltre che con innumerevoli tentativi di chiedere aiuto (tutti andati a vuoto, così come quelli di trovare vie di fuga alternative aprendo a braccia le porte o arrampicandosi sul tetto) – cercando semplicemente di rimanere calmo. Facendo esercizi di concentrazione. Sdraiandosi a dormire. Giochicchiando con fogli di carta recuperati nelle tasche (ma non fumando, anche per evitare di trasformare il piccolo ambiente in una camera a gas). Fino al momento della sospirata liberazione, avvenuta solo il lunedì mattina. Una storia, la sua, che sul New Yorker è accompagnata anche da un video realizzato rimontando tutto quello che ha ripreso la telecamera del servizio di sicurezza installata in un angolo della cabina. Inevitabile in epoca di grande fratello. Un filmato, quello messo online dalla rivista newyorkese, che in tre minuti e dieci secondi condensa tutta l’angoscia di quelle 41 interminabili ore. Mette l’ansia solo a guardarlo per tutti quei 190 secondi che già sembrano non

finire mai. Difficile immaginare che cosa abbia potuto provare Mr White che là dentro di secondi ne ha trascorsi ben 147.600.

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